Scende in campo la seconda generazione Airbnb: siamo pronti?
Nella pandemia anche verbale di queste settimane c’è una categoria che “respira piano per non far rumore…” si tratta del mezzo milione di italiani che fino a febbraio affittava la propria casa tramite Airbnb.Un grande silenzio interrotto da qualche video via Facebook che spiega come chiudere il contratto di locazione non più sostenibile, o come organizzarsi per le pulizie e la disinfezione o riporta video-rivelazioni di esperti che spiegano per benino cosa succederà domani, posdomani e doman l’altro nella locazione turistica, invitando a registrarsi a pagamento per seguire i corsi divinatori online.
La confusione è grande perchè nel segmento Airbnb dell’economia italiana è stata spazzata via in pochi giorni una montagna di certezze vasta come tutte le Alpi e solida come il loro granito, con danni economici e morali incalcolabili. Lo shock è tale e così recente che nessuno ha ancora realmente elaborato il lutto e molti addirittura proseguono la cena sul ponte del Titanic aspettando il caffè per cominciare a ballare. Ci vorrebbe il coraggio di ammettere senza parafrasi che un certo modello di fare Locazione Breve è arrivato al capolinea: il proprietario di buona volontà, il ragazzo del checkin che arriva trafelato, la ditta che fa le pulizie così così, l’agenzia chiacchiere e distintivo che promette 100 e vende a 50, il property manager che guadagna più sui ricarichi al proprietario di casa che sulla prenotazione dall’ospite…
Anche il vecchio celebrato Far West un bel giorno è finito perché non c’erano più bisonti da cacciare ed indiani e cow-boys viaggiavano in auto o in treno e non più a cavallo. Nello stesso modo anche in Airbnb sono finiti i bisonti, il turismo quantitativo che tutto comprava e tutto pagava (caro) adesso arriva con il contagocce e si aspetta la certificazione antivirus ed il checkin digitale per entrare in casa da solo senza dover incontrare uno sconosciuto con guanti e mascherine. Questa seconda generazione di turisti si sta già vestendo nello spogliatoio per cominciare a giocare e adesso occorre che scenda in campo anche la seconda generazione di operatori Airbnb.
La prima consapevolezza per fare parte della squadra consiste proprio nel capire se ha veramente senso per noi giocare questa partita, cioè se al di là delle promesse e delle chiacchiere la nostra casa rende in realtà davvero di più con locazione breve rispetto a quella tradizionale. Facciamo due conti: vendere tramite un portale costa il 18% sulla tariffa netta (che lo paghi l’ospite o il proprietario è la medesima cosa), un’agenzia incaricata della gestione vuole come minimo il 20% più gli extra, lo stato prende il 21% ed alla fine sommando le utenze e gli altri costi è possibile finalmente stabilire se il business per noi ha ancora un significato economico. In molti scopriremo che non ce l’ha, o che la convenienza esiste solo se lo facciamo da soli o che tutto sommato cautelandoci al meglio sulla solvibilità dell’affittuario di lungo termine (sempre che di questi tempi sia possibile) possiamo evitare tutti questi problemi vivendo più sereni.
Dimentichiamoci definitivamente che la nostra casa in mano ad altri possa diventare un bancomat, perché se anche fosse lo incassano gli altri. Tra le eccezioni potrebbero esserci le case di pregio nei centri storici vendibili ad un prezzo elevato che giustifichi un intermediario professionale con una doppia intermediazione portale+ agenzia, sempre che nei prossimi mesi arrivi ancora il cliente per queste case. Se dopo i conti ci sentiamo comunque ancora parte di questa Next Generation Airbnb tiriamoci su le maniche e cominciamo a studiare come sono presentate oggi dai proprietari di casa più svegli (New York, Amsterdam, Berlino,…) le offerte di giugno e luglio sui soliti portali e confrontiamo i loro prezzi, titoli, descrizioni e date ancora libere sul calendario rispetto a tutte le altre case che ad esempio non fanno esplicito riferimento alla disinfezione. Un buon esempio sullo spirito di inventiva di questa seconda generazione internazionale è una vetrina scovata su Airbnb Australia con il titolo centrato sulla originale Disinfection room ricavata in un appartamento duplex per due famiglie, con due distinte zone notte ognuna con il proprio bagno, una cucina grande comune però con due frigoriferi separati ed una zona pranzo condivisa. Un modello applicabile a diverse case B&B italiane perché funzionale ad una condivisione “controllata” degli spazi attraverso un modello percorribile di distanziamento sociale.
Attenzione però a quello che scriviamo sulle nostre vetrine online perché i portali non amano le parole covid-19 e coronavirus nei titoli e nel testo descrittivo quindi se non vogliamo essere bloccati informiamoci bene su ciò che è permesso scriverci e quanto invece è esplicitamente proibito. Valutiamo poi prima possibile il costo della sanificazione dopo ogni prenotazione per adeguarvi tariffe e calendari, nessuno ci ha ancora pensato ma già nei prossimi giorni potrebbero arrivare prenotazioni per giugno o luglio garantite dalle nuove policy di cancellazione senza costi, e se siamo i primi a proporci nel giusto modo ne abbiamo un vantaggio.
Ed impariamo finalmente che non esistono soluzioni facili a problemi difficili, pensare di trovare le risposte adeguate a questi scenari ponendo domande a caso sui Social è come pretendere di imparare a pilotare aerei guardando tutorial su Youtube, c’è chi ne è convinto e mio figlio è tra questi, ma quando siamo seduti in cabina e ci apprestiamo al decollo tutti ci auguriamo che il pilota si sia preparato diversamente.
Rassegniamoci che ormai anche le cose apparentemente facili sono diventate difficili e se vogliamo partecipare a questo gioco occorrono competenza ed attenzione. Scrivetemi o telefonatemi per approfondire o solo per capire se avete davvero convenienza a rientrarvi.
Buona seconda generazione Airbnb a tutti!
Maurizio.beolchini@ospitareinregola.it