Checkin remoto e serrature digitali sono il futuro?
Il Chekin a distanza e la serratura digitale erano al centro del nostro interesse anche prima che nascesse la necessità di distanziamento sociale, in quanto ci interessavano per ricavarne una maggiore elasticità nella ricezione degli ospiti e nella gestione degli accessi in casa. Io stesso ho incontrato negli ultimi mesi almeno tre operatori ognuno di essi con rispettive App e diverse soluzioni al problema dell’accesso. Uno di questi veniva addirittura dal Giappone (Keycafe) e aveva un suo modello operativo basato su contenitori localizzati in ristoranti, Pub o garage, all’interno dei quali l’ospite trovava le chiavi di casa. A tutti e tre ricordo di avere espresso la mia perplessità su come concentrassero la loro attenzione unicamente sul momento della consegna delle chiavi sorvolando sul fatto che il regolamento di Polizia esprime una diversa opinione rispetto alle modalità di riconoscimento dell’ospite. Nonostante queste perplessità va riconosciuto che nella pratica quotidiana il ricevimento virtuale è ormai la prassi operativa comune di molti operatori. Comunque una volta superato l’ostacolo del riconoscimento la serratura digitale è l’accessorio perfetto della procedura di self-check-in perchè lo completa in un ideale modello di autosufficienza.
A proposito di questo scenario ideale è utile sapere però che sotto l’aspetto tecnico l’accesso digitale in casa si compone di due unità ben distinte: la prima apre il portone condominiale e la seconda è la serratura digitale vera e propria che comanda l’ingresso all’abitazione. Sono due oggetti diversi che possono anche essere acquistati separatamente purchè siano compatibili tra di loro. Il primo strumento si chiama gateway ed in pratica riceve dall’esterno in diverse modalità (Internet, radio, tastiera, WI-FI, Bluetooth…) un impulso che a sua volta comanda apparecchi elettrici come il citofono e la stessa serratura digitale. Fisicamente appare come un piccolo box della dimensione di un pacchetto di sigarette collegato al citofono interno e se possibile al modem di casa. Il suo costo è di un centinaio di euro e può essere installato da chiunque sappia tenere un cacciavite in mano. Va sottolineato che il condominio può non sapere che voi avete collegato questo strumento al comando del vostro citofono perché l’installazione è tutta interna a casa vostra e non interferisce in alcun modo con l’impianto. Ugualmente se esistono più porte condominiali vengono aperte tutte in sequenza esattamente come avreste fatto manualmente dal citofono tradizionale.
La serratura digitale invece si presenta in due modalità: 1) motorizzando un cilindro esistente 2) acquistando direttamente un cilindro motorizzato. La prima opzione costa circa € 200 e consiste in un pomolo cilindrico che si monta dall’interno della casa proprio sopra alla chiave infilata nella serratura e de facto la motorizza. La seconda opzione costa cento euro in più e consiste in un cilindro di serratura che nasce già con il pomolo motorizzato che dall’interno serve per aprire manualmente la serratura. Entrambe prevedono che per accedere da fuori possa essere utilizzata la modalità digitale piuttosto che la chiave tradizionale. Il mio suggerimento che nasce dall’esperienza è di servirsi dell’apertura digitale solo al primo accesso facendo quindi trovare in casa all’ospite un tradizionale mazzo di chiavi che utilizzerà per il periodo della sua permanenza.
Come abbiamo visto la procedura è tutto sommato semplice e lo stesso investimento non è straordinario anche se di questi tempi non tutti se la sentirebbero di spendere qualche centinaio di euro senza sapere in quanto tempo lo ammortizzeranno. Mi permetto di aggiungere che questa procedura digitale è certamente preferita dagli ospiti in periodo di distanziamento sociale ma presuppone di predisporre un servizio di assistenza remota agli ospiti via telefono/ whatsapp sia per guidarli e farli accedere in casa sia dopo per dare loro le corrette informazioni. A questo proposito ho visto video casalinghi realizzati dai proprietari con lo smartphone più espressivi di molte descrizioni tradizionali ed infinitamente più chiari rispetto al solito manualetto di due pagine con le regole della casa e le istruzioni per l’uso della stessa.
Per concludere trovo giusto osservare che la tecnologia va utilizzata quando rappresenta una soluzione più efficiente ed economica rispetto ai processi tradizionali o comunque dopo che si sono considerate altre possibilità alternative. Nella città di Roma e di Milano ad esempio stiamo sperimentando una originale collaborazione tra home sharing ed alberghi nella quale questi ultimi si occupano appunto delle funzioni di ricevimento, pulizie e biancheria con ottima soddisfazione reciproca. Abbiamo battezzato questo modello Locazione Diffusa nella speranza che rappresenti un nuovo patto di alleanza tra operatori storicamente in competizione tra di loro.