Ikea 1989 – Airbnb 2019: l’evoluzione della specie
Quando nel 1989 Ikea aprì il primo magazzino a Cinisello, proprio sulla strada che univa Milano a Lissone, la capitale dei mobilifici italiani, sembrò una sfida impossibile portata alle storiche mille fabbriche della Brianza. Ma già dal primo giorno per stabilire chi avesse vinto tra i due contendenti bastò guardare la coda che si allineava per oltre cento metri lungo lo stretto marciapiede ai margini di una delle più trafficate direttrici in ingresso a Milano. Fui anche io tra primi a mettermi in attesa in quella ormai lontana stagione e l’impressione che riportai da quella visita fu di una risorsa non più rinunciabile sopratutto per le giovani coppie che si riconoscevano finalmente con passione in quegli ambienti ed in quei prezzi alla loro misura. E credetemi fu tutt’altro che banale, ve lo dice un architetto che ha lavorato nei magazzini di mobili distribuiti lungo le statali tra Milano, la Brianza, il Piemonte ed il Veneto.
È ugualmente indicativo del ristretto panorama commerciale del nostro Paese che l’apertura italiana sia stata l’ultima in Europa dopo Norvegia (’63), Danimarca (’69), Svizzera (’73), Germania (’74), Austria (’77), Paesi Bassi (’78), Spagna (’80), Islanda (’81), Francia (81), Belgio (’84) e Regno Unito (’87) anticipando le sole Grecia ed Ungheria. Vent’anni dopo Airbnb arrivò in Italia incrociando peraltro senza colpa alcuna la maggiore crisi immobiliare mai sperimentata dal dopoguerra e la dolorosa trasformazione postindustriale che negli ultimi dieci anni ha cambiato gli equilibri sociali del Paese, scambiate ancora oggi dai distratti cittadini nella consueta periodica crisi finanziaria ed occupazionale.
Due modelli un unico soggetto: la casa
Ciò che avvicina questi due fenomeni è la loro assoluta discontinuità con i modelli precedenti e l’adesione unanime ed entusiasta delle generazioni produttive più attente e non a caso più giovani… ma non solo. Ed è quindi curioso che condividessero proprio il medesimo soggetto: la casa, l’ambiente del vivere e del convivere sociale, il tutto guardato sempre attraverso lo sguardo più attento di chi progetta il proprio futuro. Quindi tutto bene? Non proprio, perchè se Ikea alla fine è diventata parte del panorama commerciale italiano coinvolgendo spesso le medesime aziende e gli stessi artigiani che pareva ostacolare, Airbnb è sempre stato visto dai vertici politici e commerciali, spesso coincidenti, come una forza estranea alla vera, unica, storica forza industriale italiana passata da sempre praticamente intatta di generazione in generazione: la rendita di posizione!
In questa logica strettamente difensiva finalmente tutti i problemi logistico/ urbanistici delle nostre maggiori città trovano un colpevole: i veneziani se ne vanno dalla loro città? Non è colpa di investimenti demenziali nell’industria pesante (Marghera) al posto che nella cultura e nei trasporti, di un regolamento commerciale risibile che limita la locazione ma apre vetrine di paccottiglia cinese dove c’erano alimentari e servizi, e magari della oggettiva difficoltà di convivere con l’acqua dentro casa all’altezza dei tavoli. Perchè cercare così vicino con il rischio di colpire gli amici; la colpa è di Airbnb!
A Milano il mercato immobiliare è in crisi da oltre dieci anni? Non è colpa dei nuovi quartieri che “fuori tempo massimo” hanno assorbito il 100% degli investimenti e delle risorse finanziarie del settore, non della disoccupazione e dei nuovi modelli del lavoro ad intermittenza che necessitano di altrettanto nuovi strumenti bancari di valutazione del rischio cliente; la colpa è di Airbnb!
A Roma i cittadini evadono le tasse affittando in nero, ovviamente su Airbnb, ma forse avviene perchè in generazioni di buoni esempi hanno imparato la lezione e possono finalmente farlo anche loro imitando proprio l’albergo ed il B&B della porta a fianco o il ristorante all’angolo.
A Firenze il sindaco Nardella racconta su Report che ha visto mentre portavano fuori la nonna morta dall’appartamento in centro come fossero già pronti ad entrare con i mobili Ikea per affittare la casa; le dirò signor Sindaco che ho visto di peggio in alcune case durante questi dolorosi contesti: parenti litigarsi e venire alle mani per saccheggiare mobili e cassetti del morto ancora caldo nel letto. Come si dice è un problema di cultura, di necessità, di punti di vista e scenari che di volta in volta si privilegia comunicare rispetto ad altri: questa è la stampa bellezza, la comunicazione, la politica!
Aspetti quantitativi e (indirettamente) politici
Diciamo la verità: Airbnb fa paura perchè concede per la prima volta ai cittadini uno strumento economico difficilmente comprimibile, con una sua (apparente!) anarchia del tutto trasversale ai modelli commerciali consueti. In questi casi non va sottovalutato l’elemento quantitativo, prendendo ad esempio come riferimento i taxi e gli alberghi/B&B, le due categorie che oggi si sentono più colpite dalla modernità e maggiormente premono sulle amministrazioni per chiedere protezione ai propri ruoli. A Milano i taxi sono 5000 mentre alberghiero ed extralberghiero contano 2000 unità a fronte di 13000 operatori nella Locazione Turistica; mentre a Roma le autopubbliche sono 8000 per 1100 alberghi e 13000 extralberghieri a fronte di 14000 operatori dichiarati ufficialmente da Airbnb. Calcolando che la Locazione Turistica aumenta ogni anno dal 20 al 40% non è difficile intuire da quale parte sia già oggi orientata ed ancora di più lo sarà nel futuro la bilancia sociale e politica nelle città oggetto di questi processi. Vediamo da vicino chi sono gli attori in gioco
Le amministrazioni locali: a livello decisionale sono nel caos totale tra quanti ancora difenderebbero le proprie aziende di famiglia inventando normative e procedure sempre più bizantine ed impossibili e chi nel medesimo partito e nella stessa amministrazione comincia a fare i conti con i propri elettori di tutt’altra opinione. L’estrema folle difesa è indicare il nemico come evasore fiscale, oggettivamente e moralmente troppo per il commercio italiano ed infatti non funziona.
Le comunità Airbnb: il curioso paradosso è che la stessa comunità Airbnb è contraria per ovvi e comprensibili motivi di concorrenza quantitativa al processo di espansione stile Big Bang della locazione turistica nelle grandi città, ma questi modelli USA non contemplano al proprio interno rendite di posizione quindi ogni nuovo entrato sul mercato viene immediatamente messo a confronto con tutti gli altri operatori storici senza filtri e senza vantaggi per alcuno, siano essi cinque stelle, superstar, superhost… e se questi ultimi nel confronto hanno la peggio il portale non versa lacrime nè paga liquidazioni: business is business, prima saremo consapevoli che il modello USA si muove così meglio è per tutti!
Cittadini e famiglie: ci hanno messo del tempo a capire come funziona, ma adesso la loro consapevolezza sta comunque montando, lenta e senza fretta ma proprio per questo con ancora più forza muovendo un volume tale da non potersi più arginare dall’alto, dal basso, di fianco… Questo cambierà le nostre città e le nostre abitudini, combatterlo è da sciocchi guidarlo sarebbe saggio, ne saremo capaci?
Agenzie e property managers: mentre i pinguini in giacca e cravatta delle tradizionali agenzie immobiliari giocano online e guardano video su you-tube dietro le vetrine in attesa che gli ultimi improbabili clienti aprano la loro porta, nascono crescono chiudono e si trasformano piccolissime, medie e grandi realtà della locazione turistica conto terzi molto efficienti e quasi invisibili per il comune cittadino ma ben presenti a livello locale per chi le sa cercare. La loro esistenza oggi è fondamentale per sostenere in modo professionale un mercato in crescita esponenziale ma del quale la sua stessa base non ne conosce le regole elementari.
Associazioni, stampa, televisione:non posso parlare male di tutti per non farmi proprio terra bruciata intorno, ma non si è mai visto un sindacato o un’associazione che al suo interno abbia parti concorrenti del tutto incompatibili tra di loro come B&B e locazione turistica, e lo stesso vale per la stampa del settore e gli interessi espressi dal giornalismo televisivo, che sembra curiosamente una volta tanto indietro di anni rispetto alle forme della modernità ormai quasi solide della loro evidenza nelle nostre città. La realtà è che il cittadino al solito può contare solo su se stesso e sul fattore storicamente originale di essere davvero in tanti ma questa volta così in tanti che potrebbero quasi vincere una guerra pure senza esserne coscienti e praticamente senza combatterla, solo per manifesta superiorità.
Maurizio Beolchini
Sergio Lombardi 10 Gennaio 2019 (9:02)
Molto interessante!
Grazie Maurizio
Davide 11 Gennaio 2019 (7:11)
Bel articolo, lucido e realistico… il nostro paese è il più ostinato per quanro riguarda le rendite di posizione e la difesa delle corporazioni, UBER lo ha dimostrato.
Le farraginose macchinazioni burocratiche atte per osteggiare a livello locale la gestione di una locazione Airbnb (anche contro disposizioni nazionali!) lo conferma.
Per fortuna l’ondata non sono riusciti a fermarla ma ora Airbnb rappresenta “il male” e ogni argomento è buono per demonizzare questa rivoluzione dal basso.
L’atmosfera non è delle migliori e la politica e sindaci paiono voler “attaccare” ulteriormente questa forma di locazione, in Italia come all’estero.
Incrociamo le dita…
Ivana Cipriano 12 Settembre 2019 (15:53)
Veramente ben scritto e profondo, e, cosa rara sul web, lucido e di ampio respiro.